Non ho mai amato particolarmente gli Skiantos, e mi sembra stupido fingerlo ora solo perché davanti all’incommensurabilità della morte, quella di Freak. Certo, non li ho mai denigrati. Semplicemente, se il rapporto con l’arte è identificazione, con la loro musica, la loro arte, non mi è mai riuscito questo processo. Come non mi è mai riuscito con un fior fiore di artisti del calibro di Tarantino, di Elio (non a caso) e di certo Woody Allen, solo per citare tre buone compagnie per gli Skiantos.
Non li ho mai amati particolarmente forse perché facevo fatica a comprendere il loro linguaggio, o forse perché li ho conosciuti poco e ho conosciuto poco la loro Bologna.
In questi giorni di tristezza, però, tra le tante cose che sono girate su Roberto Freak Antoni, due mi piace appuntarle qui.
La prima è il video di questa canzone – rifiutata al Sanremo di due anni fa – che trovo dolcissima.
La seconda, e altrettanto dolce, è il racconto che Michele Smargiassi ha fatto dei funerali, attraverso gli occhi della figlia Margherita.
Qui margherita
Solo un paio di citazioni:
«Non so se vi capita di sentirvi tristi, ma proprio tristi tristi. Mio padre era sempre così».
Suo padre era «uno triste, senza speranza, in senso buono, un irrequieto» (…), «era un infelice che cercava la felicità», perché «ognuno ha un vuoto da colmare, io sono triste magari perché non ho l’iPhone o non ho il ragazzo e oggi è San Valentino. Lui colmava i suoi vuoti con la droga, i concerti, gli amori improponibili». Ma adesso pensa di avere capito che «mio padre era grande proprio perché non si accontentava e gridava il suo desiderio di felicità, che era più forte di qualsiasi concerto, droga o storia d’amore».
Lunga vita, Freak! Lunga vita a chi è triste, ma non smette di rivendicare felicità. Magari a modo suo.
è stata una grande scoperta anche per me, però quasi — sob
ciao cocca
Cara Franci, sono tanto triste, ma tanto anch’io. Gli Skiantos erano e sono uno dei molti gruppi musicali e di pensiero per cui i criteri di giudizio che comunemente usiamo per tutto lo scibile artistico e non, bello/brutto, non aveva e continua a non avere proprio senso applicare. Non si tratta di conoscere o no la loro Bologna o avere frequentato i luoghi fisici e temporali che loro frequentavano. Per gli Skiantos, come per tanti altri gruppi e artisti, l’unico principio valido di misura era e rimane: è stato meglio che ci siano stati o sarebbe stato meglio senza? La risposta mia e di una grandissima parte di persone che come noi “non amavano particolarmente” gli Skiantos è senza se e senza ma… come avremmo fatto senza? Oggi sono triste si, tanto tanto triste, e io come lui non so usare la tristezza per dire cose che fanno pensare e spesso ridere pensando.