Anche i campanari sono campanilisti, ci si stupirebbe del contrario. Tant´è che c´è modo e modo di suonare una campana: alla goriziana, con tendenze slovene, all´ambrosiana, alla ligure, come fosse un carillon, alla veronese, alla maniera di San Sepolcro. E ci fermiamo qui, perchè al sud c´è solo una enclave di professionisti, nella zona di Sorrento.
La maniera alla bolognese contempla la tipologia tonale del “doppio” a quattro voci, ovvero a quattro campane. Ne sono cultori gli oltre trecento soci dell´Unione Campanari Bolognesi, che sabato e domenica festeggeranno il secolo di vita della loro congrega. «Qui inizia la storia del suono delle campane in Europa, quindi nel mondo cristiano», racconta Mirko Rossi, 45 anni, presidente dell´Unione, in cima alla torre campanaria di San Petronio. Sono sessanta metri d´altezza, da cui si fa un salto dritti dritti nel ’400, quando la torre fu costruita e la campana principale, da 20 quintali, fu issata. Era il 1492, proprio mentre Colombo scopriva l´America.
«La codifica del suono della campana – dice Rossi – è nata qui, in San Petronio, dove la scuola della nostra chiesa si contendeva, con quella di San Pietro a Roma, la codifica della musica sacra». Da allora, si cominciò a scrivere la sequenza dei movimenti delle campane, come fossero note sul pentagramma. L´Unione Campanari nacque poi, per la precisione nel 1912, prendendo dimora nel ’20 nella torre del campanile della basilica intitolata al patrono. Qui, in una stanzina quadrata, che affaccia a mezz´aria su tutta Bologna, c´è ancora la sede dei campanari petroniani.
La stanza è piena di cimeli: le foto in bianco e nero di quando nell´associazione fu invitata per un concerto all´Eiar (ci sono anche due donne campanare), i diplomi delle gare, la “palestra” del campanaro che si tiene in allenamento per le esibizioni nelle feste comandate, fino al sacchetto con l´ovatta da mettere nelle orecchie durante il concerto.
La festa dell´Unione Campanari dà appuntamento ai bolognesi in Piazza Maggiore domenica, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19, per un concerto con le campane a terra, in cui ammirare anche la tecnica musicale. Sabato, alle 15, un concerto solo per le autorità religiose e cittadine si terrà dalla cima della torre di San Petronio. Tutti potranno godersi lo scampanìo dal Crescentone. Fortunati, però, quei pochi che da quei sessanta metri di altezza vedranno una Bologna come si vede di rado (ma la torre si apre in alcune occasioni anche a visite guidate). Infine, l´appuntamento del 27 maggio, a Cento. Qui si terrà il raduno nazionale dei campanari d´Italia. Il numero 52 della serie. Alla faccia di tutti i campanilismi.
da Repubblica / Bologna -18/04/2012