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Ferite/Wounded/Blesses – il diario #1 – “il personale è politico”


“Il personale è politico”. Lo ripete tante volte Nan Goldin. Lo dice lei che a metà degli anni ’80 si mostrò in un autoscatto con la faccia tumefatta dalle botte che le aveva dato il suo uomo. “Nessuno mi credeva. Nessuno capiva. Una psicologa mi disse: ‘dai, in fondo è un uomo carino’”. Cute, ripete. Cute? S’interroga, ti interroga mentre ti guarda con occhi ancora spaventati.


Nan Goldin ha cominciato a fotografare dopo il suicidio della sorella: voleva tenere tutti nella sua vita per sempre.
“Mi piacerebbe vivere per sempre”.
Il personale è politico. Così Nan sarà a New York, tra le lettrici di Ferite a morte il prossimo 25 novembre all’ONU, per dare voce a donne che non sono “sopravvissute”. Così si definisce lei stessa. Avrebbe voluto raccontare la sua di storia. Sono passati quasi trent’anni e pure sembra esserci rimasta dentro. Vive in camera e cucina, ma a Manhattan. Ringrazia. Dice che è un onore per lei essere stata invitata. Se ti confronti quotidianamente con un mondo pieno di gente e di vite differenti, te la tiri molto meno.
Mi ha regalato un libro: il suo libro di foto in Italia. E’ una copia ‘scartolata’, piena di post-it a segnare le pagine.
Grazie, Nan.
(Grazie, Misma).

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