Se l´amore è il regno degli inganni, c´è chi, inganno dopo inganno, ha pensato di costruirci su un´avventura letteraria. Non di romanzo rosa né di tragedia passionale si tratta: fosse per quello, sfidiamo chiunque a negare di avere mai pensato in vita sua di scrivere un romanzo come lenimento di un patimento amoroso. No, no, qui la perversione/ossessione è andata oltre, fino a compilare un campionario di sedotti e abbandonati, amanti infelici e rancorosi, traditori e traditrici divorati o meno dal senso di colpa. E per una decina di anni ne ha foraggiato, con lettere e mail, una delle rubriche più seguite dei giornali italiani: «Questioni di cuore», ovvero l´appuntamento settimanale di Natalia Aspesi sul Venerdì di Repubblica.
Risultato dell´inganno degli inganni è il “romanzo realtà” dal titolo «La posta del cuore» che il bolognese Marco Cavani ha appena pubblicato per Mondadori, con prefazione della stessa Aspesi. Lei e lui (un «(pare) affascinante architetto d´ottima famiglia, ultracinquantenne, bolognese», parola della giornalista) non si sono mai incontrati, nonostante 36 missive pubblicate in dieci anni, con tanto di record raggiunto il 5 gennaio 2007, quando «feci saltare il banco», scrive l´autore: tre lettere su tre, ossia l´intera rubrica, erano sue, sotto mentita firma. Oggi, la confessione: «Per anni è stata come la febbre del collezionista: tutti i venerdì ero già alle sette in edicola, curioso di vedere se c´era stampato qualcosa di mio».
Tutto iniziò come una storia vera: era il 2001 e lo stesso Marco era «bollito nella pentola Lagostina dell´Amore», mollato da una giovane fidanzata. Alla prima lettera, siglata “Marco – Bologna”, la sciagurata rispose, avrebbe detto il Manzoni. E quella risposta «segnò il mio destino, perchè rimasi stregato dalle sue parole». Ancora qualche epistola autobiografica poi, complice il fatto che “il tempo è un gran dottore” e le sue pene finirono, l´autore prese a saccheggiare i dolori altrui. Finchè un amico accademico lo smascherò, questo sì nella realtà, con la Aspesi. Caduta in quella che lei stessa definisce una “gloriosa trappola”, pare che la giornalista abbia posto come unica condizione alla pubblicazione di queste lettere, ricucite in forma romanzesca (sebbene missive e risposte d´autore siano riportate fedelmente), quella di firmare la prefazione. Così è stato, in perfetto stile “aspesiano”: complice, acuto, divertito, e caustico quanto basta. Soprattutto nell´invitare l´architetto, oggi fedelmente fidanzato dopo affetti tumultuosi, a fornire nuovo materiale per la rubrica. «Per il piacere mio e dei lettori – conclude infatti – mi auguro che il vecchio Cavani si risvegli, esca dalla vita comoda o per lo meno cambi amici, se ne trovi di nuovi pieni di storie d´amore, da esporre al pubblico ludibrio della posta del cuore».
di Francesca Parisini
da Repubblica / Bologna – 3 maggio 2012
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